Come stanno i fumetti in Italia?

In questo momento, mentre la sottoscritta si gode un sabato piovoso a Torino dove tutto sembra tranne che essere d’estate, molti otaku e nerd sono o a Riminicomix o al San Diego Comicon, da cui stanno arrivando notizie interessanti.
Le fiere del fumetto, anche qui in Italia, continuano anche d’estate e sembrerebbe quindi che l’immaginario nerd e otaku goda di ottima salute. Certo, rispetto a trent’anni fa è tutta un’altra musica, io ricordo ancora quando l’unica fumetteria che c’era a Torino era imboscata in un San Salvario ancora non bonificato e quando ci si scriveva lettere cartacee tra fan mandandosi fotocopie di manga e riviste giapponesi. Senza contare l’onta di dire che ti piacevano fumetti, cartoni animati, film e libri di genere fantastico, ricordo che quando comparve sul Radiocorriere TV una mia lettera in sostegno dei cartoni animati giapponesi, ricevetti tanta solidarietà ma anche i commenti illuminati di un ginecologo che mi diede dell’immatura per i miei interessi e di una neo matricolata all’Università, tale Aurora, che mi consigliava di non dire in giro che mi piacevano i cartoni animati.
Per fortuna che ho detto in giro che mi piacevano fumetti e cartoni animati e oggi siamo in tanti ad ostentare questa nostra passione e guardando il bicchiere mezzo pieno possiamo dire di avere fiere, eventi, tante uscite in giro, le fumetterie e soprattutto l’essere considerati ormai non più degli sfigati ma persone che fanno tendenza.
Il bicchiere però va visto anche mezzo vuoto e ci troviamo con tante, troppe uscite, che rendono impossibile star dietro a tutto, tenendo conto inoltre che dagli anni Novanta ad oggi le nuove generazioni hanno visto un abbassamento progressivo dei loro stipendi. Inoltre le case editrici non curano il rapporto con le fumetterie, che si trovano a chiudere i battenti,  come l’ultima vittima eccellente a Torino, la Best Comics, vittime anche del caro affitti e dell’asocialità di chi preferisce comprare dallo sfruttatore Amazon anziché da loro. A questo va aggiunto che in molte fiere del fumetto non si punta più solo sul fumetto, ma su fregnacce che con il fumetto non c’entrano niente, come gli youtuber, nullità assolute che attirano orde di ragazzini imbecilli con genitori ancora più imbecilli e che non comprano niente. E per pagare questi geni si alzano i costi degli stand, allontanando editori, fumetterie, artigiani.
Certo, oggi i fumetti e la cultura nerd fanno parte ormai della nostra vita e sono considerati ormai parte della società, tornare indietro di trent’anni sarebbe orribile, ma occorre un’attenzione verso di loro e soprattutto bisogna lottare perché le fiere del fumetto li rimettano al loro centro. Come fanno le uniche fiere italiane che ancora funzionano, come quella organizzata dalla Kolosseo due volte all’anno in piazza Madama, a giugno e tra settembre e ottobre.