Vanni Santoni parla de L’impero del sogno

Ho adorato La stanza profonda di Vanni Santoni ed è stato quindi con molto interesse che ho assistito ai due incontri con lui al Salone del libro 2018, il primo dei quali era sulla sua nuova fatica, di nuovo a tematica nerd, e cioè L’impero del sogno, libro che è in wish list e che vedrò di leggere quanto prima.
Anche perché è stato definito senza mezze misure un libro fantastico, che racconta una dimensione giocosa, in cui l’autore ha messo tutti gli immaginari della sua giovinezza, che sono molto vicini ai miei. Per non parlare poi della bellissima copertina di Vincenzo Bizzarri, che non può non colpire.
L’impero del sogno parla di un ventunenne che negli anni Novanta, decennio fondamentale per noi nerd perché è stato quando siamo usciti allo scoperto, che sta attraversando un periodo di crisi, è iscritto all’Università ma non riesce ad andare avanti. Una notte inizia a fare un sogno che poi continua le notti successive, incentrato su una bambina da salvare in un mondo fantastico in cui ci sono varie creature. Ad un certo punto ci sarà un travaso e un’unione tra i due mondi, la realtà e il sogno, con una serie di colpi di scena.
Di nuovo anche stavolta Vanni Santoni porta in un mondo fantastico, con tanto immaginario anni Ottanta e Novanta, ma è interessante riportare le parole dell’autore per capire meglio come e perché ha scelto di raccontare questa storia.
Questo libro nasce da un sogno che ho avuto mentre ero ad un congresso e che è continuato nel tempo, diventando un sogno seriale. Mi affascina molto il tema della questione sospesa, ma anche l’idea che nei sogni noi mettiamo frammenti della nostra vita reale, senza dimenticare poi l’importanza della serialità, alla base di telefilm , comics, manga, saghe cinematografiche e letterarie.
Ho messo nel mio libro tante razze come ne Il signore degli anelli, c’è una bambina da salvare, e questo è perché la mia generazione è passata dai 16 ai 40 anni in un lampo, con in mezzo la precarietà del mondo del lavoro che ha fatto saltare tutto. Forse l’unica cosa che ti cambia ancora davvero è diventare genitore, e comunque l’adolescenza protratta, anche se fa comodo alle aziende perché i giovani adulti sono i migliori consumatori crea sofferenza.
Ho scelto gli anni Novanta perché sono funzionali per le citazioni ma anche perché in quel periodo c’erano i videogiochi a casa e nelle sale, uscivano i primi manga e c’erano i primi grossi eventi in tema nerd.  Nei miei libri seguo comunque un filo, cominciando con Gli interessi in comune
L’impero del sogno 
si svolge in dodici giorni, dal 17 al 29 marzo 1997, in un mondo dove non c’erano ancora Internet e i social, ma dove c’erano vari immaginari condivisi, che avevano fatto saltare le differenze politiche, sociali e di stile di vita.
Riguardo all’annosa questione su fumetti e immaginario fantastico che fanno evadere dalla realtà, Vanni Santoni ha le idee chiare: I miei libri raccontano di tutte le cose accusate di far fuggire dalla realtà, ma si creano nuovi mondi, realtà aumentate e intensificate, che si vestono di meraviglia e che possono far vivere meglio anche in luoghi squallidi. Parlo poi di sogni nel mio ultimo libro, che per secoli sono stati molto considerati.
Sul fatto che ci vorrebbero più libri così, sul mondo del fantastico, Vanni Santoni risponde tirando fuori questioni importanti: In Italia per oltre un secolo ci sono stati due tabù per gli scrittori, scrivere fantastico e scrivere cose buffe. Oggi il fantastico ha preso piede molto in fretta. Quando scrissi il mio primo romanzo fantasy, mi dissero che era una cosa strana e pericoloso, poi è saltata ormai la distinzione tra cultura alta e  bassa. Comunque L’impero del sogno è in definitiva una metafora della creazione, quindi ha significati non banali.
In Italia il fantastico è stato bistrattato fin dai tempi di Benedetto Croce, mentre nel mondo anglosassone è preso sul serio, Tolkien e Lewis erano professori universitari. Da noi è arrivato con libri, film, videogiochi, è una moda che tende a sovraccaricarsi.

Non si può che essere d’accordo con Vanni Santoni: come cultrice del fantastico da quasi trent’anni (calcolando anche la parentesi da ragazzina con anime e telefilm sf) posso dire che comunque le cose sono cambiate, che c’è tanto, che per tanti sarà una moda, cosa poi non del tutto negativa, ma che è cambiata in ogni caso la percezione e il vissuto in questi universi. Che restituiscono un migliore rapporto con la realtà.