Giù le mani da Capitan Harlock!

Mentre noi otaku festeggiavamo il quarantennale dell’arrivo di Capitan Harlock nel nostro Paese, l’esponente di un noto partito di destra ha pensato bene di impossessarsi del nostro pirata come icona per le sue ideologie estremiste.
Ecco, io sono un po’ stufa di questa strumentalizzazione verso miti dell’immaginario, tutta italiana, da parte della destra, forse è anche colpa della sinistra che in passato ha bollato fumetti e fantastico come cazzate, ma adesso basta. E a scanso di equivoci, vorrei citare alcune parole di Leiji Matsumoto e Capitan Harlock per far capire come certi accostamenti non hanno proprio senso…
Non mi piace essere comprato, per nessuna cifra!

Ma perché ci si deve sempre combattere? Perché le creature viventi devono odiarsi tanto?

Vaga verso stelle lontane. Il suo vessillo è un teschio bianco in campo nero. Vive la sua vita in uno spazio senza confini e senza domani, in armonia con le leggi dell’universo. Libero.

Se tu continuerai a credere ai tuoi sogni, niente nella tua vita sarà stato fatto invano.

Harlock non riesce ancora a credere che la terribile avventura possa aver raggiunto il suo epilogo. Continua a chiedersi sgomento: “Perché abbiamo vinto?”. Ma non riesce a dare una risposta precisa a questo perché. Pensa alla sterminata flotta mazoniana, che a volta appariva immensa come una galassia; all’esercito di Raflesia, efficiente e preciso come un orologio, guidato con un ordinamento ferreo e spietato; al suo minuscolo esercito, composto da quaranta pirati dilettanti, uniti da una forma di fraternità e di umana reciproca abnegazione. Ecco, ecco il perché che Harlock non riusciva a trovare. La spiegazione dei fatti più complicati la si trova a volte nelle spiegazioni più semplici, come nella nostra storia.

Raflesia: Quanto tempo: anno dopo anno, giorno dopo giorno, pietra dopo pietra, ho percorso tutto questo lungo cammino abbandonando il mio pianeta, un pianeta condannato alla dissoluzione, alla ricerca di una nuova patria. Una patria per me e per la mia gente. Ci dirigevamo verso la Terra, verso il nostro futuro, non per distruggere ma per costruire, per portare una nuova civiltà a un popolo imbelle e dissoluto e creare il grande regno di Mazone. Ma il viaggio interminabile e le lunghe lotte hanno fiaccato il mio popolo, scompaginato il mio esercito e distrutto i miei sogni. Non avrei mai creduto che un piccolo pirata avrebbe umiliato Raflesia! Io ti odio con tutta l’anima, Harlock! Hai distrutto il mio regno, la mia vita, l’avvenire della mia gente, tutto! Capitan Harlock: Hai ragione, forse sono soltanto un piccolo pirata. Ma sai perché lo sono diventato? Perché ho abbandonato la mia gente, la mia casa? Perché il mondo nel quale ero cresciuto era sporcato dai vizi degli uomini, ferito dalla loro crudeltà! Raflesia: Allora perché ti ostini tanto a proteggere quella Terra dalla quale sei fuggito disgustato e avvilito? Capitan Harlock: Perché? Perché laggiù sbocciano i fiori. Perché la Terra è profumata. Perché la sua natura è la cosa più bella di tutto l’universo e perché gli uomini un giorno capiranno finalmente che il vero paradiso è quello. Ma soprattutto perché là vive la creatura che io amo di più. Raflesia: Parli di quella creatura che io avevo rapito, Mayu?. Capitan Harlock: Per quella creatura soprattutto e non permetterò mai che un invasore crudele e spietato distrugga le sue illusioni!

Quando vivevo qui disprezzavo la mia gente per l’atroce guerra che aveva intrapreso, ormai le auguravo di perire vittima della sua stessa follia. E ora, che so che nessuno esiste più, provo uno sgomento angoscioso. Rimanere soli è terribile; si ha bisogno di sapere che c’è qualcuno fatto come noi nel mondo, chiunque sia, altrimenti è tutto solitudine e la solitudine è come non vivere.

«Se c’è una persona da cui ho preso ispirazione, quella è mio padre. Durante la guerra era un pilota. Tre quarti dei piloti non sono sopravvissuti, mio padre è stato tra i pochi a tornare dalla guerra, mentre molti suoi amici non c’erano più. Ed è tornato profondamente cambiato, con un profondo odio per la guerra. Da qui nasce il messaggio che siamo nati per vivere, non per morire».
– «Quello che metto su carta sono le mie idee, i miei pensieri. Tra questi quello che il mondo non deve più avere bandiere, basta differenze, basta dividersi per religione, razza o nazionalità. È il momento di imparare dalla storia, è il momento di diventare una popolazione unica. Basta con le differenze».
Leiji Matsumoto, autore di Harlock.

Per cui, cari fascisti, lasciate in pace Capitan Harlock. Non è roba per voi…