Due righe a Dante, maestro del fantastico

Caro Dante
l’altro ieri erano settecento anni che ci hai salutati, per ricordarti mi sono mangiata il Magnum Inferno, una cosa che tu non avresti mai pensato che potesse un giorno esistere.
Come non avresti mai pensato che molti studenti ti avrebbero ricordato con non molto affetto per aver dovuto faticare sulle terzine del tuo poema, e credo che in tanti ti abbiamo maledetto non poco.
Ma tu sei anche un maestro del fantastico, perché in questo secolo così lontano e diverso dal tuo tempo ci sono persone che hanno guardato alla tua opera come fonte di ispirazione per nuove storie, che tu non avresti mai pensato che potessero esistere, ma che ci sono.
La tua opera è oggi stata celebrata innanzitutto da un grande di un secolo e mezzo fa, Gustave Doré, che ne ha dato forse la più bella illustrazione di sempre. Ma ha ispirato anche gli autori Disney, che hanno portato nel tuo Inferno Topolino e hanno fatto incontrare Paperino e Paperone con te. Dal lontano per te Giappone, non sapevi nemmeno che esistesse questo Paese probabilmente, Go Nagai, autore di fumetti, si è ispirato ai tuoi demoni per i suoi presenti in opere come Devilman, Mao Dante Mazinga, e ha trasposto la tua opera in fumetto.  E qui in Italia Luca Tarenzi ti sta omaggiando con la sua saga L’ora dei dannati, con una fuga dall’Inferno dei tuoi dannati più iconici.
Per cui, grazie di continuare ad ispirarci con le tue storie, e magari, chissà, riesci a percepire qualcosa di questo, come dei raduni folli che avvengono in tante città della tua Toscana, o meglio che speriamo che tornino. Perché anche le tue storie sono fatte della materia di cui sono fatti i sogni.