Due parole su Game of thrones

E così siamo arrivati alla fine di Game of thrones: dopo otto anni di avventure, passioni, scontri, guerre, è giunto il momento di lasciare il mondo di Westeros, anche se dubito che lascerà molto noi, e comunque devono ancora uscire i due ultimi libri e il prequel.
Che dire? Io sto riguardando la serie dall’inizio perché il mio prossimo saggio riguarderà proprio questo meraviglioso universo, esaminato da più aspetti, mi sono spoilerata su cosa succede e devo dire che in generale mi aspettavo una conclusione così, e per fortuna non si scade nell’ecatombe stile Lady Oscar o Ken il guerriero ma nemmeno nell’Harmony.
Occhio che dopo le immagini iniziano gli spoiler.

Onestamente le conclusioni che mi hanno delusa sono state altre, tipo The X-Files, o Angel  Flash forward, anche Lost lascia un po’ di amaro in bocca, qui alla fine tutto è coerente, un po’ come anche in Once upon a time.
Le morti alla fine sono tutte attese, anche se forse il Mastino l’avrei salvato.  Non ho pensato per un attimo che Jon e Daenerys dovessero vivere per sempre felici e contenti, la metamorfosi di Daenerys in regina sanguinaria ci sta ed è interessante, forse è troppo repentina, ma rivedendo la serie mi sono resa conto di quanto ci fossero già i germi nel passato di questo suo cambiamento, del resto essere la Che Guevara della situazione che salva gli schiavi non giustifica il commettere tutti i massacri che la bionda madre dei Draghi ha commesso.

Non mi aspettavo Bran re, ma ci sta, e ci sta che Tyrion sarà il suo consigliere, e nel mettere a capo di tutto un invalido e un freak c’è un messaggio potente contro le discriminazioni e a sostegno di ogni diversità, cosa che io apprezzo sempre. Ottima Sansa a capo del nord, alla faccia di chi dice che il finale di Game of thrones è maschilista, ma dove?
Jon, sperando che si premunisca di cappelli per cambiare espressione, torna nell’unico luogo dove è stato felice, e in fondo ci sta, a lui non interessava regnare, ha visto troppa sofferenza e forse solo nel Nord potrà trovare un equilibrio. Grandioso il destino di Arya, il mio personaggio preferito, che parte per l’ignoto, che non starà mai ferma in un posto, ma scoprirà cosa c’è oltre l’orizzonte.
E alla fine, al netto di battaglie, violenza, scene splatter, sesso, quello che lascia questa serie è serenità: vince chi sa parlare e ascoltare, chi si confronta con l’altro senza massacrarlo, chi rispetta il diverso, chi cerca nuove strade, non chi sottomette in nome magari di un’ideologia in origine giusta ma diventata delirante. Forse c’è un po’ di melanconia, anche perché per l’ennesima volta il lieto fine è semplicemente andare avanti sulla propria strada, cercando di fare il meglio. E per questo Game of thrones è stata comunque una grande storia, pur con i suoi difetti. E in qualche angolo del nostro animo tutti e tutte noi che l’abbiamo seguita continueremo a stare insieme a Arya nei suoi viaggi, a Jon che cerca una ragione di essere tra i ghiacci, a Bran e Tyrion che proveranno a costruire un mondo migliore…